Ve li ricordate? Affollavano un tempo le banchine delle nostre stazioni, subalterni pronti a prendere i bagagli delle signore dai finestrini dei Wagon-Lits. Una scena “interbellica”, da “anni venti”, insomma…
No, strano ma vero, Frecciarossa Roma-Torino in arrivo alle 13.50 di oggi alla Stazione Centrale di Milano (noi si tornava da Milano a Torino). Ed ecco riproporsi la scena, la stessa – o quasi – di novant’anni fa: schiere di facchini affollano il marciapiede presso il binario 10, quello delle Frecce.
Di dove compaiano è un mistero, sicuramente però arrivano dall’India, dal Maghreb, dalla Romania. Tentano disperatamente di accaparrarsi i bagagli di chi scende, frettoloso, dall’alta velocità.
Certo è che non sono “regolari”. Forse sono perfino caduti in un nuovo racket, quello dei “facchini”, dopo quello già rodato delle “rose al ristorante”.
La gente li snobba, tutti, in fondo, hanno ormai le rotelle sotto le valigie e le signore dela “Belle Epoque” non scendono più dai Wagon-Lits, che, nel frattempo, non esistono nemmeno più.
Il mondo è fatto di mestieri che scompaiono e di mestieri nuovi che compaiono. Quanti ne ricordi che oggi non esistono più, solo per dire della nostra generazione? Per tacere dei mestieri di 100 anni fa che nessuno ricorda più. Questo però genera due differenti livelli di tensione sociale. Uno generazionale: in ogni generazione ci sono frange di persone il cui lavoro va a sparire che si scontrano con i giovani ferrati sui nuovi mestieri. Poi esiste un problema più ampio, sociale direi: siamo sempre di più. Viviamo di più. Ma c’è sempre meno lavoro: automazione, meccanizzazione, informatica. Tutte realtà che generano meno posti di lavoro di quanti ne cancellano. È siccome siamo costretti a lavorare fino a 65 anni perché il sistema non ce la fa a mantenere tutti, per i giovani il punto d’ingresso è sempre più in alto. Senza contare che se vieni espulso dal sistema, rientrar i è un miracolo. Cosa scordo? Ah si, che quel poco di manodopera che resta è coperto dall’immigrazione. Quale scenario si prospetta nei prossimi 50 anni?
Crisi o non crisi, a me sembra che ci stiamo indirizzando verso una di quelle società “a due velocità”, tipiche dei paesi sottosviluppati, caratterizzate da una netta sperequazione tra ceti estremi e assenza quasi assoluta di ceti intermedi. Sicuramente si tratta di una involuzione o, per lo meno, di una evoluzione anomala – non escludo che l’evoluzione non ci sia mai stata davvero e tutte le supposte conquiste sociali siano state, di fatto, solo apparenza.