Colore Giallo Paglierino con riflessi verdolini.
Intenso al naso e con un ventaglio di profumi che vanno dalla frutta fresca come la nespola, al floreale, tarassaco e camomilla. Il caleidoscopio si conclude con una bella nota minerele di selce e piccoli sbuffi di idrocarburo.
In bocca è pieno ed equilibrato. La nota calorica viene elegantemente mitigata dalla splendida freschezza e sapidità.
Il finale è avvolgente con ritorni di erbe armatiche.
Noi lo abbiamo abbinato ad un caprino a pasta semidura.
Degustazioni
Traminer Aromatico Valle d’Aosta Chateau Feuillet 2014
Veste paglierina.
Al naso esplode con un bouquet di fiori gialli seguiti da una mela golden e litchi. Chiude il perimetro olfattivo con una delicata nota di selce.
Al palato è pieno e con un bellissimo equilibrio dovuto alla elegante vena fresco-sapida che bilancia l’innegabile morbidezza.
Finale lungo con riminiscenze floreali.
Abbinamento con piatto misto composto da: salume di Varzi e salame Piacentino, formaggio Parmigiano e Pecorino Sardo.
BRUMATO 2007 Garofoli
Si presenta con una veste dorata invitante.
Olfatto ricco e complesso.
Si apre con una frutta candita, albicocca, fico
e scorza d’arancia per poi lasciare spazio ai fiori
gialli e alle spezie, vaniglia bourbon, anice e accenni
di zafferano.
In bocca è pieno, equilibrato, dolce mai stucchevole
grazie alla sua splendida freschezza.
Finale lungo e sapido.
Noi lo abbiamo abbinato semplicemente ad un gorgonzola naturale.
Trebbiano d’Abruzzo Valentini 2008
Il Trebbiano di Valentini è emozione pura, come questo 2008.
Profumi che vanno dalla ginestra alle erbe di campo alla pesca fino alle spezie.
In bocca è equilibrato e lunghissimo.
Un vino che è obbligatorio provare almeno una volta nella vita.
Al Gin Day di Milano con Bruno Vanzan
Slow Wine 2018: le chicche tra le chiocciole
Tra le varie guide in presentazione in questo mese quella edita da Slow Food si staglia per lo meno per la location che, da qualche anno, accoglie la degustazione: le Terme Tettuccio di Montecatini.
La giornata era splendida, un clima caldo autunnale che ha contribuito senz’altro ad aumentare l’atmosfera fetosa che si respirava.
La presenza dei grandi nomi dell’enologia italiana ci intriga, la voglia di assaggiare la nuova produzione di Tenuta San Guido, l’Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco, Mosnel con la nuova annata del’EBB, i grandi Baroli di Vietti, dei vari Conterno e Mascarello Bartolo, i Barbareschi di Gaja, Sottimano e Castello di Neive; il meglio del meglio che un amante del vino di qualità potrebbe trovare tutto a disposizione nello stesso luogo.
Il nostro intento era, però, quello di andare a scoprire qualche chicca più o meno conosciuta, andando a cercare tra le novità, a scovare non per forza nel “mainstream” del vino, per trovare qualcosa che possa darci quelle emozioni che cerchiamo nel vino, quell’insieme unico di piacevolezza sensoriale, di espressione di un territorio, di un incontro con le persone che lo hanno creato. La nostra aspettativa non è stata per niente delusa e vorremmo condividere qualche bella emozioni vissuta tramite questi vini.
Ferrari Perlé Zero Cuvée Zero 10: mosaico dei millesimi 2006, 2008 e 2009 che rimane per 6 anni sui lieviti, una parte affinata in acciaio, una parte in legno e un lungo riposo in vetro. Nuova produzione che stupisce per l’espressività così potente ed elegante al tempo stesso, un perlage di grande livello, esaltato dalla morbidezza dello Chardonnay e una persistenza in bocca invidiabile. Strepitoso
Francesco Poli Naranis 2015: Solaris e Bronner vinificati in bianco e passati in acciaio per esprimere tutte le particolarità di questi due vitigni resistenti. Il vino ne risulta intenso e floreale grazie al Solaris e potente grazie al Bronner. Da provare
Francesco Poli Vin Santo 2004: Nosiola fermentata in acciaio per 2 anni, per dare il tempo alla lenta fermentazione di fare il suo corso, poi legno per tanto tempo. Il risultato è un vino di grande intensità olfattiva con tipici sentori varietali di nocciola e un insieme di profumi e aromi terziari di grandissima espressione senza essere irruenti. Eterno
Cantina Toblino Nosiola 2016: Le cantine sociali in Trentino funzionano e questa ne è un gran bell’esempio ulteriore. La Nosiola di questi 650 produttori riuniti è affinata in acciaio e il risultato sono sentori agrumati, la tipica nocciola, spezie di cardamomo e muschio. Delicato
Milič Bianco Bezga Lune 2015: Vitovska e Malvasia Istriana in un blend che colpisce per eleganza. Note di sambuco, miele, sentori decisi con note balsamiche. In bocca una bella freschezza supportata da una degna trama materica. Elegante
Damijan Podversic Nekaj 2013: tocai friulano di sostanza. Macerazione di 80 giorni e affinamento in botte per quasi due anni; il risultato è un vino vibrante, con sentori di polpa di frutta matura e candita. Pesca, albicocca, ma anche spezie, miele, note leggermente balsamiche e agrumate. Esuberante
Marjan Simčič Pinot Nero Opoka 2013: Pinot Nero da un vigneto considerato un Gran Cru, affinato per 48 mesi in barrique, delle quali il 30% nuove. Il riusultato è preciso, molto dritto e inappuntabile nei sentori di frutta di bosco, di erbe officinali con dei profumi terziari già presenti ed eleganti. Austero
D’Araprì Riserva Nobile 2013: splendida interpretazione del bombino bianco in purezza spumantizzato con sapienza e lasciato riposare 48 mesi sui lieviti. Al naso è intenso ed elegante, con note avvolgenti di pasticceria contornate da note più citriche. In bocca è intenso con un perlage di una bella finezza. Spumeggiante
Florio Aegusa Riserva 1989: Marsala Superiore semi-secco ambra di solo Grillo fatto sostare per 19 anni anni in antichi carati da 300 litri e da luglio 2008 in bottiglia. Il risultato è un vino di uno di quei colori che non hanno scala nelle schede di degustazione, ricorda un topazio per la sua brillantezza. Senza neanche avvicinarlo al naso i sentori di frutta disidratata, di dattero, di fico, di frutta secca, assieme a note di spezie dolci, incenso e caramello, si mischiano con l’uva passa, la zagara, la buccia d’arancia candita: un mondo antico siciliano nel bicchiere. In bocca è profondo, lungo e di grande intensità, stupisce per l’equilibrio, esalta per la spinta gustativa, entusiasma per la bevibilità così facile nonostante gli anni. Senza tempo
Le emozioni che ci portiamo dietro dopo questa esperienza sono tante e la bellezza delle persone incontrate e dei vini assaggiati in un contorno così splendido trascende ogni attesa per gli assaggi, ogni difficoltà nella comunicazione nella calca, ogni dispiacere per essere arrivati tardi ad assaggiarne alcuni. Il mondo del vino regala emozioni dietro l’angolo solo a chi ha voglia di mettersi in marcia per scoprirle.
Terra Thuva Toscana Rosso 2010 – Podere il Leccione
Si presenta di rosso rubino con riflessi granati.
Al naso si apre con una spezia preponderante vaniglia burbon, chiodi di garofano e cardamomo segue un deciso sentore di pout-pourri e frutti di bosco in macerazione.
Si chiude con un piccolo cenno di cipria.
Al palato è caldo e bilanciato da una bella freschezza e da un tannino non proprio dei più eleganti.
Finale lungo con rimandi speziati.
Modena Champagne Experience 2017
L’8 e il 9 Ottobre 2017 a Modena si è svolta una delle più grandi manifestazioni mai realizzate sulle bollicine d’Oltralpe.
Modena Champagne Experience, ha chiamato a sé tutti i più grandi importatori d’Italia, nomi del calibro di: Sagna, Velier, Pellegrini, Banfi, Rinaldi, Balan e tantissimi altri. Il tutto immerso nella cornice dell’incantevole Modena, con i suoi tesori architettonici dichiarati patrimonio UNESCO; posizione strategica ideale per poter permettere a tutti gli appassionati di bollicine del centro-nord Italia di fare un breve viaggio di qualche ora.
Al fine di poter raccontare al meglio questo evento, noi di Wonderland abbiamo scelto di partecipare a tutte e due le giornate, così da poter, per quanto possibile, gustare le nuove annate e assaggiare nuovi produttori.
Per riportare l’esperienza vissuta, abbiamo pensato di scrivere un articolo raccontando le tre bottiglie delle tre aziende che ci hanno colpito di più, seguendo la logica organizzativa dell’evento che ha suddiviso i produttori in: Maison Classiche, Côte de Blanc, Vallée de la Marne, Montagne de Reims e Aube.
Il tartufo che non c’è
Alba è, per me, da oltre dieci anni, sinonimo di tartufo. Bianco, certo. La fiera internazionale che si tiene ogni autunno è una galleria di prelibatezze del territorio affacciata sull’affascinante palcoscenico dei tartufai e delle aste. Quest’anno, tuttavia, nonostante la buona volontà della rodata organizzazione, di tartufo ce n’è davvero poco. In asta oggi (14 ottobre) il prezzo è 500 euro per 100 grammi e i cercatori giurano che andrà a salire. La terra di Langa è secca, i cani non riescono a scavare. Quand’anche piovesse, mi spiegano, i tuberi si formano già durante l’estate, quindi, ora c’è ben poco da sperare. E poi ci sono altri spettri, legati soprattutto all’ingresso in Italia di tartufi importati dall’est e perfino dalla Cina, raccolti in terreni ad alto rischio di contaminazione da metalli pesanti. Pochi, piccoli, cari ma pur sempre profumatissimi. Una delizia per il naso prima ancora che per il palato. Per questa volta mi accontento di un tartufino da venti euro, giusto per godere con mia figlia di quei cinque minuti di aromi straordinari che arricchiranno i nostri tajarin domenicali. Per fortuna c’è tutto il contorno che va dai formaggi, ai salumi, alle nocciole (straordinaria la torta fatta senza farina), alle paste fresche e, naturalmente, al vino. Mi soffermo all’enoteca, un po’ caotica, per poi ripiegare sui produttori. Incontro, in particolare, i ragazzi dell’Istituto Enologico Statale Umberto I di Alba, che hanno vigne e cantine proprio in città. Ben riuscito il Barolo Castello 2009, dal territorio di Grinzane. Proseguendo incontro una nostra vecchia conoscenza, Gabriele Baldi, che mi racconta di una vendemmia parca ma di qualità e mi offre il loro sempre piacevole Moscato d’Asti 2016 e la sua versione passita Orocolato.
Soddisfazione parziale, insomma e anche una certa preoccupazione per questo clima impazzito. La qualità e le eccellenze del nostro territorio sopravviveranno, non ho dubbi, ma a quale prezzo?