Ripensando al mio lungo legame con la Romania e ai frequenti viaggi intrapresi oltre i Carpazi, mi viene da ripensare a molte cose viste e vissute e, stranamente, mi vengono innanzi tutto in mente i cinquantenni sugli autobus di Bucarest, nei loro consunti abiti cachi, con una busta di plastica in mano ed un’espressione spenta: sono la prova dei danni tremendi che fa un regime, un qualsiasi regime, agli uomini che lo hanno voluto o dovuto condividere.
Sono uonini spenti, privi di sorriso, privi di prospettive, grigi come il cemento dei casermoni ceausisti che hanno privato di colore le città.
Strano, se si pensa che dalla Rivoluzione romena sono passati oltre ventitré anni: è proprio vero che le conseguenze di un trauma sociale sono pesantemente pagate anche a quasi cinque lustri di distanza.
Orribile.