E se i Maya non avessero sbagliato data?
In fondo quanti se lo stanno domandando, ultimamente… Cosa succederà davvero dopo il solstizio d’inverno del prossimo anno per ora non ci è dato saperlo. La comunità scientifica esclude meteoriti e comete. Escludiamo l’Armageddon, insomma.
Eppure, complice la crisi economica che ci attornia, siamo tutti inconsciamente inquieti. Beh, mia moglie dice: “dài, a Gennaio 2013 si abbatteranno i prezzi per forza di cose (la gente si guarderà bene dal prenotare una vacanza!) e ci faremo una bella settimana bianca sull’Alpe di Siusi!”

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Ieri, tuttavia, ho avuto l’ennesima conversazione fuori dal coro con il mio amico S e ci siamo – scherzando, s’intende – comunicato questa nostra inquietudine sottile. Ripeto, lungi dall’essere paura, si tratta piuttosto di una incertezza di fondo, aggravata da un momento economico poco chiaro in cui, a mio avviso, occorrerà prendere presto o tardi una posizione.
Nel frattempo abbiamo farneticato, come al solito, da vecchi matematici quali siamo, parlando di “nuove venute”, contesi tra viaggi messianici ed extraterrestri. Perché i Maya fanno finire il calendario il prossimo inverno? Cosa dovrebbe avvenire o, piuttosto, chi potrebbe arrivare?

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E se si trattasse di un’apocalittica “seconda venuta”? Insomma, l’esistenza di un “logos” non umano che ha permeato l’umanità, in epoche antiche così come nella Galilea di duemila anni fa. Lecito dunque, mischiare il Sacro col Profano?
E se poi immaginassimo che fosse possibile viaggiare fuori dalle dimensioni spazio-temporali a cui siamo abituali a riferirci? Facile a dirsi per noi, matematici. Un’altra dimensione basterebbe a creare un tunnel per abbreviare le distanze spazio-tempo.
Certo c’è l’entropia, questa benedetta entropia positiva! Chissà, magari sbagliamo anche la concezione topologico-algebrica e con un numero adeguato di dimensioni anche l’entropia potrebbe invertire segno.

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Misteri di una matematica nata e cresciuta per affiancare fenomeni osservabili con l’umanità dei nostri occhi. Una matematica viziata, insomma, da una sua impurità intrinsecamente connessa alla sua strumentalità.
Alla fine, qualunque cosa succeda, sempreché succeda, chiunque arrivi sempreché arrivi, nulla in verità cambia per noi: continueremo nella nostra difficoltà di svincolarci nel pensiero e nelle azioni da una mentalità diffusamente ottusa.
Preferisco fantasticare in questo modo un po’ assurdo.
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