Romania. Rivoluzione o no?


Romania, Bucarest, Casa de Depuneri (CEC Bank ...

Image via Wikipedia

Da alcuni giorni si sente parlare di una sorta di rivoluzione nelle piazze romene, a Bucarest, Cluj e Iasi, per lo meno. Le notizie sono frammentarie e un po’ contraddittorie.

Sicuramente qualcosa c’è stato ed è tuttora in corso: manifestazioni “non autorizzate” hanno animato le notti delle ultime due settimane.

La Romania sta attraversando un periodo molto particolare: a fronte di una classe imprenditoriale in espansione, c’è il mondo degli statali, costantemente cresciuto negli ultimi anni nonostante la scarsezza di risorse per motivi clientelari e di opportunità politica, i “bugetari”, che si è visto drastiche riduzioni di salario e tagli alle pensioni che qui in Italia, nonostante l’austerità di questi tempi, sarebbero inimmaginabili.

I partiti politici al governo, di fatto il partito del presidente Basescu, sminuiscono. In strada, in fondo, ci sono poche centinaia di ragazzi, forse reclutati tra i tifosi violenti delle squadre di calcio della capitale.

I giornali ci raccontano questo. Tranne poca stampa tradizionalmente antagonista e la televisione privata Antenna 3, ritrasmessa anche su alcuni circuiti regionali in Italia.

Ho cercato di capire cosa ci sia dietro a tutto questo, dietro ad una rivoluzione che è scoppiata ma è rimasta da subito in uno stato di generale oblio, in patria e nel resto d’Europa.

C’è chi sostiene che la soluzione per salvare la Romania dal crollo sarebbe il ritorno dell’ex re Mihai. Che però ha novant’anni e davvero non so di quanta energia egli disponga ancora, benché di sicuro ha l’appoggio personale di molti romeni e delle teste coronate europee (Mihai è dell’antica casata tedesca degli Hohenzoellern, imparentata con tutti le case regnanti attuali).

I partiti romeni, eccezion fatta per alcuni ex liberali, hanno sminuito crisi e scontri di piazza. D’altra parte il sistema è indubbiamente corrotto e compromesso ed è facilmente immaginabile che lo status attuale faccia comodo a tutti.

A tutti davvero, non solo ai politici. Perché un sistema come quello romeno spesso “chiude un occhio” e agevola lo sviluppo economico, certo, secondo canoni non sempre eticissimi e non sempre condivisibili. Comunque, sì, la crescita c’è. Prova ne sia il fatto che alla mia domanda “Quando si uscirà dalla crisi?” la risposta più frequente è stata “Quale crisi?”.

Una domanda, questa, alla quale, in Italia, molti stanno rispondendo invece con la consapevolezza che per uscire dall’impasse occorre operare profondi cambiamenti sugli obbiettivi dei grandi come dei piccoli, che nulla è più garantito o garantibile.