Mi sono spesso domandato, dall’epoca in cui, abitando in Germania, vedevo le periferie disseminate di casottini ed improbabili filari di lattughe, sul senso degli orti urbani.
Un fenomeno, questo, assai complesso da comprendere perché, in barba a tutte le semplificazioni, sottende questioni varie di sociologia e psicologia non proprio spicciole, perfino potenzialmente esplosive.
Un orto urbano è, in fondo, una presa di coscienza e, pertanto, di posizione rispetto ad un intero contesto culturale – che io, amabilmente, chiamo postconsumismo.
La constatazione, ora, che c’è perfino chi ne faccia un business – per quanto equo, solidale e cooperativo – mi dà ancor più da pensare.
Siamo un mondo in trasformazione. Dove stiamo andando?