E se l’impresa incontrasse la cooperazione?

Sara Turetta (Save the Dogs)

Sara Turetta (Save the Dogs) (Photo credit: harvest breeding)

La cooperazione vorrebbe incontrare l’impresa e, tuttavia, spesso questo non avviene, anche se la realtà cooperativa è virtuosa e le aziende che insistono sul territorio sono molte, come nel caso della Romania.

La motivazione che mi spinge a scrivere questo post è il commento, su questo blog, di Sara Turetta, presidente di savethedogs.ro, una realtà presente da moltissimi anni nel paese carpatico, impegnata in prima linea nel difficile compito di sensibilizzazione al problema del randagismo, una delle piaghe più incredibili presenti nei paesi dell’est europeo.

Da amante del genere canino (a volte più di quello umano) mi sono spesso scontrato, durante la mia lunga permanenza in Romania, con una mentalità quantomeno non preparata alla gestione del problema, in modo terribilmente analogo a quanto in molti casi avviene anche con gli orfani (de iure o de facto).

Ed ecco che Sara Turetta mi racconta brevemente dell’evoluzione del loro progetto, ove la cooperazione spazia dall’attività di salvaguardia dei cani di strada, iniziata nello storico centro di Cernavoda, sul Danubio, fino alle iniziative umanitarie condivise con il CIAO, Comitato Italiano Associazioni e ONG in Romania.

Diciamolo ancora una volta, la Romania non è esattamente il terzo mondo, è una nazione europea, dell’Unione Europea, con standard e obbiettivi europei ma, soprattutto nelle aree rurali è ancora particolarmente arretrata.

La mia visione del problema, come ho spesso avuto modo di spiegare, è che il quarantennio di regime ha scavato un solco profondo nelle attitudini di questi nostri cugini balcanici, asservendoli ad un sistema garantista e deresponsabilizzante.

Ed ecco che l’impresa italiana potrebbe, tuttora, a oltre vent’anni dall’apertura delle frontiere, trovare in organizzazioni non governative impegnate sul territoriio, sinergie di grande interesse per una evoluzione solidale, costruttiva e sostenibile. Sono finiti, d’altronde, i tempi in cui la Romania era semplicemente la patria della manodopera a basso costo.

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