Sono rimasto assai colpito, stasera, dal tweet di uno dei blogger che seguo, il romenoamericano Gerorge Bost. Si tratta del link alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, uno dei documenti che dovremmo studiare già sui banchi di scuola (e non lo facciamo).
Frutto della rielaborazione postbellica (1948) di principi di tolleranza, equità ed umanità già in parte propri della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, redatta nel clima della Rivoluzione Francese (1789), questo documento rappresenta, credo, un atto laico unico nel suo genere per via del carattere universale su cui si fonda.
Il tweet arriva proprio nella giornata in cui ho iniziato a leggere Io Credo, libro frutto della collaborazione tra l’astrofisica atea Margherita Hack e il prete di trincea Pierluigi Di Piazza, testo in cui si affronta il problema della fede e in cui, fin dall’inizio, si evince la sorprendente sintonia degli autori sui fondamenti della cultura della vita e della convivenza tra i popoli.
In fondo, la laicissima dichiarazione del ’48 sancisce proprio l’essenzialità del fondamento etico delle dinamiche sociali e culturali, laddove esse siano basate su principi di non prevaricazione: qualcosa di molto vicino al messaggio originario della predicazione di Gesù e, allo stesso tempo, di profondamente lontano dalla cultura violenta dei nazionalismi e dei fondamentalismi (che non di rado hanno fatto leva, appunto, sui sentimenti religiosi).
La dignità laica dell’uomo, dell’umanità, affermata dalla dichiarazione universale, dovrebbe essere una base reale di intesa dei popoli, da anteporre a credi e pregiudizi di qualsiasi sorta, per costruire concretamente un cammino di pace.
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Grazie a lei Luigi Modesti!