Chiese fortificate di #Transilvania

Prejmer (Tartlau), Romania

Prejmer (Tartlau), Romania (Photo credit: Wikipedia)

Sperdute nell’immensa Depressione Carpatica, spesso in posizione dominante su fiumi e valli, ma altrettanto spesso isolate in mezzo alla campagna o al centro di un villaggio, le chiese fortificate rappresentano l’esempio più sorprendente di architettura civile e allo stesso tempo religiosa e militare della Transilvania.

Quella che mi è sempre parsa l’emblema vero e proprio di questa tipologia di costruzioni è indubbiamente la chiesa fortificata di Prejmer, non lontana da Brasov, caratterizzata da un anello circolare di camminamenti contenenti la chiesa vera e propria e le costruzioni annesse, tutta stridente dei suoi intonaci di calce.

Nello stesso stile, la non lontana chiesa fortificata di Harman, più grande e, paradossalmente meno straordinaria forse proprio per il colore più consueto.

Simile anche quella di Cisnadie, presso Sibiu. E poi le più imponenti chiese gotiche fortificate di Sebes, Alba Iulia, Fagaras, Cristian.

The Saxon fortified church in Cisnadie, Transy...

The Saxon fortified church in Cisnadie, Transylvania, Romania (Photo credit: Wikipedia)

Spesso sono oggi chiese evangeliche – più raramente ortodosse o cattoliche – riformate nel cinquecento insieme alla spopolazione sassone e sveva di lingua altotedesca, immigrata in queste terre fin dall’XI secolo.

Un patrimonio straordinario, di grande interesse artistico e soprattutto storico, perché rivelano la vocazione dei transilvani a curare e difendere la propria terra, cosa rara nella penisola balcanica, soprattutto nel medioevo, quando la prassi comune era quella della “terra bruciata”.

Di tutta la Romania, solo in Transilvania si possono rintracciare, infatti, le cittadine e i paesini così comuni nel resto d’Europa, mentre, altrove, è comune trovare solo villaggi strutturati longitudinalmente su una strada unica, senza una vera piazza o un edificio di riferimento.

In fondo, la Transilvania è un’eccezione romena in Romania, anomala già a cominciare dalla ricchezza etnica e dai non rari conflitti che essa comporta.

Dacica, poi romana, divenne tedesca nell’Alto Medioevo per poi conoscere il Regno d’Ungheria, l’Impero asburgico e, solo con l’Unione del 1° dicembre 1918 alla Romania, conserva il trilinguismo dei toponimi e una marcata varietà di strutture architettoniche e armature urbane.

Ecco perciò che queste chiese fortificate possono rappresentare una proposta di itinerario di viaggio tra arte e storia, in una terra in parte selvaggia e vergine, nonostante gli strascichi del post-industrialismo.

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