Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere diventato profondamente scettico su quanto ci raccontano i media. Poi mi capita di parlare con persone più competenti che mi raccontano le stesse cose in modo più scientifico, probabilmente, sicuramente meno allarmistico.
Insomma, sulla stampa e in televisione non si fa altro che esasperare i toni fino all’inverosimile. Ultimo esempio? La neve, questo flagello mai visto alle nostre latitudini (e sì che io ora scrivo da Torino, sede appena sei anni fa di Olimpiadi invernali…). Sento dire che le nevicate ed il freddo di questi giorni hanno fatto sballare i bilanci della regione Piemonte. Scusate, non è che forse il budget era stato fatto in modo miope? In ogni caso, sarà poi vero, tabelle alla mano?
Un secondo dopo, sento dire che al Nord Est non c’è neve e sulle Dolomiti addirittura ci sono le piste chiuse. Poi, siccome esiste anche internet, PER FORTUNA, guardo le webcam della Val Gardena e scopro che la neve c’è eccome.
Allarmismo, desiderio di scoop giornalistico da due soldi a tutti i costi? Forse perché non si sa cosa scrivere, tant’è vero che per quasi un mese abbiamo sentito parlare solo del naufragio della Concordia, anzi per essere più precisi, della hostess moldava misteriosa che era in plancia con Schettino.
Si apre poi il capitolo Grecia, anche lì servito con abbondante contorno di catastrofismo. Nessuno parla realmente di quanto sta succedendo, di come non siano i greci pazzi e corrotti, ma il sistema insostenibile e di come, al di là delle manifestazioni di piazza, la Grecia ce la stia mettendo tutta per uscire dall’impasse.
Io, il 29 giugno c’ero ad Atene, di passaggio per andare nelle Cicladi. Beh, io ho visto. Ho visto quanto basta per provare a comprendere le ragioni degli uni e degli altri e per capire che la verità è sempre nel mezzo: c’erano i lacrimogeni e le facce imbiancate sotto le maschere antigas degli indignati contestatori (che poi si sedevano tranquilli ai tavolini di Monastiraki, meno di 5 minuti da Sindagma). C’era la polizia contestata, espressione di un governo impopolare. C’era infine un parlamento corrotto.
Chi non ha mai vissuto nei Balcani, non può capire cosa significhi corruzione ad ogni livello. Non è come da noi: qui anche nei tempi bui del post-craxismo, nessuno ti ha mai obbligato a dare bustarelle per ottenere (da cittadino) un servizio di base (un documento, una visita medica).
E così, dico io, ci barcameniamo tra indignati, giustificazionisti e meteoallarmisti, senza pensare che, forse, dovremmo far luce in noi stessi, tirarci un po’ fuori dal coro, indagare – per quanto ci è possibile – la realtà che ci circonda, guardandola “dal di fuori”, prima di assumere una posizione piuttosto che l’altra.
Sottolineo: non è che non ci siano ragioni in ciò che dicono gli indignati, non è che non ci siano ragioni in ciò che dicono quanti giustificano l’austerity e l’europeismo, non è che non ci siano in atto cambiamenti climatici importanti tuttavia, o ci mettiamo in testa di partecipare criticamente a questo mondo senza estremizzare, oppure saremo sempre di più vittime di una tendenza catastrofista magistralmente amplificata da questo sistema mediatico apparentemente così paradossalmente democratico che è invece responsabile, con la sua demagogia, della profonda lesione di libertà che viviamo quotidianamente.